Thursday 13 December 2012

Cosa succede al Fondo Monetario Internazionale?

Per almeno 20 anni il Fondo Monetario Internazionale è stato il simbolo di tutto quello che c'era di sbagliato nella globalizzazione neo-liberista. La condizionalità, i programmi di aggiustamento strutturali, le politiche monetariste a tutti i costi che distrussero le economie asiatiche nel 1997, le privatizzazioni selvagge in Russia e nell'Europa dell'Est dopo la caduta del Muro, il potere delle burocrazie e dei mercati che sovrastava quello di governi democraticamente eletti: tutte scelte che si sono dimostrate sbagliate, quando non proprio disastrose, nel medio periodo.
Il Fondo, probabilmente al di là delle sue pur oggettive responsabilità, è stato dunque descritto come il falco, l'ala più estremista dei cosiddetti globalizzatori. Ora, invece, l'IMF sembra essersi velocemente trasformato nella colomba dei mercati finanziari. Gli economisti del Fondo, dopo un iniziale supporto, hanno rigettato l'austerity, spiegando che i calcoli inizialmente effettuati sul moltiplicatore erano sbagliati. Non solo, già in precedenza era stata rigettata la tesi di Alesina che si potesse avere una austerity espansiva. Ma non basta. Durante gli ultimi negoziati sul finanziamento del debito greco il Fondo ha preso una posizione molto coraggiosa: la UE voleva dare due anni in più alla Grecia per ripagare il debito, ma il Fondo si è opposto. L'IMF ha sostenuto che il debito greco non era comunque sostenibile e che si sarebbe dovuto procedere ad una ristrutturazione invece che allungare i tempi di rientro.
Ed infine, sorpresa sorpresa, il Fondo ha cambiato opinione sulla sua bandiera storica, i movimenti di capitale. Durante gli anni 80 e 90, ed anche nell'ultimo decennio, all'IMF hanno strenuamente sponsorizzato la liberalizzazione dei mercati finanziari, sostenendo che questa avrebbe fornito capitali ai paesi in via di sviluppo e migliorato l'efficienza dell'economia mondiale. Come sappiamo, non è andata proprio così. Ora se ne rende conto anche il Fondo che fa marcia indietro. Si tratta di una posizione ancora molto timida, che semplicemente spiega come nelle economie in via di sviluppo la mancanza di controlli sui capitali possa creare bolle speculative destinate poi a scoppiare e mettere in difficoltà quei paesi. Ma si rifiuta ancora di considerare la speculazione come una forza destabilizzatrice e che ha ben poco di razionale. Meglio che niente, comunque.
Non si tratta certo di una rivoluzione, ma di primi passi di allontanamento da un modello economico evidentemente fallimentare. Se lo hanno capito anche gli economisti ideologizzati dal Fondo, come mai i politici europei non se ne sono ancora resi conto?

2 comments:

  1. Provo a dare una spiegazione al "come mai".
    1. In materia, le istituzioni dell'UE contano come il due di picche e l'asso di briscola sono gli stati finanziariamente potenti come la Germania (più quelli che si alleano strategicamente con loro, leggi Olanda, Finlandia…);
    2. I partiti al potere in questi Stati non vogliono o non sanno spiegare ai loro elettori come e perché l'euro ha funzionato a vantaggio delle loro economie + non hanno alcuna intenzione di intestarsi una mutualizzazione del debito assai visibile, percepita in modo semplificato e distorto (leggi alla voce Schuldstaat) ed elettoralmente catastrofica. La gente del FMI questo problema non ce l'ha;
    3. Le istituzioni UE, totalmente sotto scacco di veto in qualsiasi iniziativa, si allineano per convinzione ma anche per dare l'idea di "fare qualcosa" (avrai notato i progressi dell'idea - accolta da Commissione e Van Rompuy – di stability bonds…)

    Francesco

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  2. mello mi scrivi su simonegiove@gmail.com per favore

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