Wednesday 21 November 2012

Grecia, Italia, Europa: l'austerity non funziona

Nonostante i tagli e le finanziarie lacrime e sangue effettuate in Grecia, la trojka sembra restia a dare altri soldi ad Atene. Si sono infatti resi conto che il piano di rientro dal debito non sta assolutamente funzionando con il debito che, invece di calare, continua a crescere.
E come mai? Normalmente tagli e tassi porterebbero a risparmi per il settore pubblico con una conseguente riduzione di deficit e debito. Ma questo non sta avvenendo. Non in Grecia, non in Italia, perfino non in Germania.
Il motivo, in parte, lo abbiamo visto qualche tempo fa, con gli effetti dei tagli che sono molto più recessivi di quanto inizialmente previsto a causa di un moltiplicatore più ampio di quello calcolato da IMF e OECD. In generale, però, non si è tenuto conto della situazione economica generale che magnifica l'effetto di una politica fiscale restrittiva.
Durante i periodi di espansione economica i tagli fiscali hanno un effetto solo marginale - i loro effetti recessivi possono essere compensati da una politica monetaria espansiva (più denaro in circolazione, tassi di interesse più bassi per aumentare investimenti e consumi). Inoltre i consumi sono solo marginalmente influenzati da una stretta fiscale, perché durante un periodo di boom c'è alto (se non pieno) impiego e le prospettive per il futuro sono buone.
Non è questa la situazione nel periodo attuale. I tassi di interesse sono già vicini allo zero e quindi qualsiasi altro intervento rischia di dimostrarsi inutile (è il caso della liquidity trap in cui qualsiasi intervento di politica monetaria diventa inutile). La disoccupazione è molto alta e dunque i consumi non sono stabili ma in forte calo. Ed a questo si aggiunge che le contemporanee manovre restrittive in tutta Europa hanno un effetto depressivo anche sul commercio intra-europeo, peggiorando ulteriormente la dinamica del PIL.
In un recente articolo Holland e Portes hanno quantificato la differenza dell'impatto dell'austerity in tempi normali rispetto alla situazione attuale. In tutti i paese europei (tranne l'Irlanda) gli effetti sul PIL sono assai peggiori di quelli attesi.
Il che porta ad un paradosso di cui si era già parlato in altre occasioni. L'austerity ottiene esattamente il risultato opposto di quello che si era fissato, aumenta deficit e debito, rendendo il rapporto debito/PIL ancora più insostenibile. Questi sono i risultati riportati da Holland e Portes


Impatto sulla consolidazione del rapporto Debito/PIL (2013)



Lo scenario 1, in nero, illustra quale sarebbe stato l'impatto dell'austerity sul rapporto debito/PIL in tempi "normali", chiaramente una riduzione. In blu, invece, l'impatto atteso per il 2013, in piena recessione economica: un aumento. Il caso più eclatante è la Grecia, che proprio per questo motivo ora rischia di vedersi negata i fondi. Ma l'Italia, come vediamo, si classifica buona seconda in questo ranking dei fallimenti. Come a dire, Monti e i suoi tecnici ci lasciano in una situazione ben peggiore di quella in cui ci avevano presi.






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