Tuesday 10 April 2012

Le liberalizzazioni e le verità degli economisti

Cosa pensano (e scrivono) gli economisti:
From 1980 to 1997, Chile experienced average real GDP growth of 3.8% per year while the Ivory Coast had negative real growth of 2.4% per year. Why?
After the liberalization, the Chilean economy grew by6.3% per year.
(Dal 1980 al 1997, il Cile registrò una crescita del PIL reale pari a 3.8% per anno mentre la Costa d'Avorio ebbe una crescita negativa del 2.4%. Perchè?
Dopo la liberalizzazione, l'economia cilena crebbe al ritmo del 6.3% annuo).

Questo è tratto dal libro di Jean Tirole (2005, p.405), cioè il testo base di microeconomia nella maggior parte delle università. E cosa dice, Tirole? Che le liberalizzazioni fanno bene, e il Cile è l'esempio più lampante. E' però anche l'esempio più lampante di come si possano manipolare i dati. La liberalizzazione dell'economia cilena non iniziò nel 1980, ma nel 1973, subito dopo il golpe. Questi furono i risultati: nel 1974 l'inflazione raggiunse il 375%, la più alta al mondo in quel periodo (altro che Costa d'Avorio); tra il 1973 ed il 1983 si persero 173 mila posti di lavoro nell'industria; nei primi anni post-liberalizzazione l'economia si contrasse del 15% e la disoccupazione salì dal 3% al 20%. Nel 1982, quasi 10 anni dopo l'inizio delle liberalizzazioni, l'economia crollò nuovamente, l'inflazione (scesa nel frattempo al 5%) risalì fino al 30%, e anche la disoccupazione raggiunse il 30%. Nel 1988, quando l'economia cominciò finalmente a stabilizzarsi e a crescere, il 45% della popolazione viveva sotto la soglia di povertà.

Ecco, questi sono i dati completi degli effetti della liberalizzazione. Il successo arrivò 15 anni dopo il suo inizio e ad un prezzo carissimo, anche volendo dimenticare, come convenientemente fa Tirole, la dittatura, la chiusura dei sindacati, la repressione dei lavoratori.
Questo non per dire che gli effetti delle liberalizzazioni siano sempre negativi - non si dovrebbe mai generalizzare - ma per capire il grado di indottrinamento dell'economia. Studenti che apprendono da libri di questo genere - la vastissima maggioranza - non sono messi nelle condizioni di capire una realtà spesso assai diversa di quella semplificata (quando non direttamente adulterata) nei testi universitari. E poi, magari, una volta diventati a loro volta analisti finanziari, advisor, economisti e poi infine ministri, continuano per la stessa strada perchè tanto la teoria economia dà loro ragione, anche quando i fatti li smentiscono.
Sembra di sentire rieccheggiare Brecht: "il popolo ha chiesto al comitato centrale di cambiare le sue decisioni, il comitato centrale ha deciso di cambiare popolo".

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